Nancy McWilliams (1994) individua otto tipologie caratteriali anche se, specifica, si possono trovare combinazioni delle stesse. Ognuna di queste è caratterizzata da peculiari dinamiche di funzionamento che, diventano patologiche, solo quando sono talmente stereotipate da impedire lo sviluppo psicologico e l’adattamento; ogni modello caratteriale può infatti collocarsi in punti diversi dell’asse nevrosi-borderline-psicosi.
La personalità psicopatica (o antisociale) è maggiormente presente nell’area borderline-psicotica del livello evolutivo di organizzazione della personalità, infatti solitamente il fallimento si ritrova alla base dell’attaccamento umano con il conseguente uso di difese molto primitive. Presentano una maggiore aggressività di base e solitamente hanno una soglia più altra di reattività del sistema nervoso autonomo, infatti ricercano maggiormente esperienze sensoriali forti. Tra i processi difensivi maggiormente presenti troviamo il controllo onnipotente, l’identificazione proiettiva, dissociazione e acting out. La mancanza di attaccamenti primari sani si ritrovano nel Super-Io difettoso e nel considerare l’altro solo in virtù della possibilità di dimostrazione del proprio potere; sono persone che non hanno potuto interiorizzare oggetti buoni e non si sono identificati con la figura di accudimento. La loro infanzia è spesso caratterizzata da insicurezza e caos, con estrema severità affiancata da eccessi di indulgenza. Hanno investito sul Sé perché non potevano investire sugli oggetti esterni. Nelle relazioni sentimentali manifestano l’invidia primitiva: il desiderio di distruggere ciò che desiderano (Klein, 1957).
La personalità narcisistica è alla continua ricerca di sostegno per la propria autostima, nelle loro manifestazioni viene sempre espresso il terrore di inadeguatezza, inferiorità, vergogna e/o debolezza. Spesso sono bambini considerati proprie estensioni narcisistiche dai genitori; non provano senso di colpa (caratteristico di un genitore interiorizzato critico) quanto da vergogna: vivono nel terrore di essere scoperti nelle loro debolezze. Passano dall’idealizzazione alla svalutazione, sono cronicamente critici verso se stessi e verso gli altri. Nelle relazioni sentimentali non riescano ad accettare l’altro senza giudicarlo, non riescono ad amare senza idealizzare e non possono esprimere i propri sentimenti senza vergognarsi. L’altro diventa un oggetto-sé, serve cioè per alimentare il proprio senso di identità attraverso la conferma, l’approvazione e l’ammirazione. Rivivono nel rapporto di coppia quello che hanno sperimentato con i propri genitori: l’importante non era come veramente erano ma la funzione che svolgevano. Può essere vissuto in un ambiente di continua valutazione: un bambino che realizzi le ambizioni fallite del genitore, un bambino sempre giudicano, anche se positivamente, fino ad arrivare ad avere il timore di essere un impostore.
La personalità schizoide ha come difesa patognomica il ritiro nel mondo interiore dell’immaginazione; sono inoltre presenti, come difese, la proiezione, l’introiezione e idealizzazione-svalutazione se, in area nevrotica, l’intellettualizzazione e la sublimazione. Per McWilliams lo schizoide desidera la vicinanza dell’altro (diversamente da quanto previsto dal DSM IV) ma teme l’intrusione. Può aver sperimentato genitori troppo invadenti, una madre troppo seduttiva o ricevuto messaggi emotivamente ambivalenti. Per lo schizoide l’abbandono rappresenta il male minore rispetto all’iglobamento; presentano spesso un atteggiamento distaccato, ironico e sprezzante e sono spesso attratti dalle personalità isteriche; manifestano quindi un conflitto di avvicinamento-evitamento.
La personalità paranoide sono caratterizzate dalla proiezione, percepiscono esterno al Sé quello che invece è interno; presentano elevata irritabilità e aggressività e probabilmente hanno ricevuto risposte eccessivamente negative dalle figure di accudimento. Sono oppressi dal senso di colpa che trasformano in pericoli che lo minacciano dall’esterno. Tra le difese troviamo anche diniego e formazione reattiva. Nella storia delle persone paranoiche si ritrovano spesso critiche, punizioni pretestuose e pesanti mortificazioni, portandolo a successive relazione anafattive.
La personalità depressiva e quella maniacale hanno analoghi temi organizzativi di base. Quelle depressive rivolgono verso se stesse i sentimenti di rabbia ed hanno un senso di colpevolezza diffuso, cosciente ed egosintonico. La principale difesa è l’introiezione, possono aver fatto propri caratteristiche di un oggetto d’amore perduto precocemente, idealizzandolo. Provano angoscia di separazione e possono usare il rivolgimento contro il Sé (altra difesa dell’Io) della parti negative di un oggetto d’amore idealizzato ma che esperisce come inaffidabile o male intenzionato. Possono aver avuto una madre che gli ha colpevolizzati nel momento di separazione-individuazione o che li ha eccessivamente allontanati come comportamento controfobico. La maniacalità costituisce l’altra faccia della depressione, quando questa viene denegata. In questo tipo di personalità oltre al diniego troviamo l’acting-out; spesso hanno avuto esperienze infantili di separazioni traumatiche, indifferenza e violenza emotiva, tanto che temono l’attaccamento
La personalità masochistica tollera il dolore e la sofferenza nella speranza, cosciente o inconscia, di un qualche bene maggiore. Spesso bambine che hanno subito violenza (i bambini si identificano più spesso con l’aggressore sviluppando più una componente sadica). Mentre il depresso pensa che la sua sofferenza sia giusta, il masochista ne è più cosciente e si vede come una persona che soffre ingiustamente.
Tra le difese troviamo introiezione, rivolgimento contro il Sé, idealizzazione, acting out e moralizzazione. Il diniego è evidente nel loro descrivere con parole la sofferenza e le violenze subite, negando però un particolare disagio e rivendicando le buone intenzioni in chi li maltratta. Il masochista è un depresso che spera ancora: la perdita traumatica non è stata tale da far rinunciare il bambino dal tentativo di essere amato. Bambini che si sentivano amati solo nel momento in cui stavano male oppure genitore che si interessa del bambino solo quando deve punirlo. Il masochista tra l’abbandono e il dolore preferisce il secondo, ha problemi di dipendenza.
La personalità ossessiva e compulsiva è caratterizzata dal bisogno di essere controllata, puntuale, pulita e ragionevole, senza manifestare sentimenti di rabbia o vergogna. Tra le difese troviamo isolamento, annullamento, formazione reattiva, spostamento, razionalizzazione e moralizzazione. Sono persone che sopravvalutano l’attività cognitiva e si sentono spesso indadeguate in situazioni intime; hanno sperimentato genitori con standard molto elevati di comportamento. Mentre l’ossessivo sostiene la propria autostima con il pensiero, il compulsivo la sostiene con l’azione.
La personalità isterica (o istrionica) ha un’emotività quasi artificiosa, superficiale, esagerata e facilmente mutabile. Tra le difese maggiormente presenti troviamo rimozione, sessualizzazione e regressione. Spesso hanno avuto madri inadeguate e padri seduttivi, creando un conflitto di avvicinamento-evitamento. Questo tipo di personalità non ricercano il piacere nella “sopraffazione” dell’altro, pur avendo partner di potere: farsi vedere con l’altro potente diventa una fonte di autostima indiretta. Temono l’intrusione e il rifiuto e ricercano continuamente l’attenzione per rassicurarsi della loro accettabilità.
L’ultima tipologia descritta da McWilliams è la personalità dissociativa: sul fronte nevrotico sono persone brillanti e creative e proprio per questa loro ricchezza possono aver trovato rifugio nel loro mondo immaginario durante l’infanzia; sul versante più problematico, possono aver sperimentato un’intensa esperienza emotiva che li ha sopraffatti senza aver ricevuto alcun aiuto nell’elaborazione. Nell’infanzia sviluppano tecniche di evasione, falsificando là dove non riescono a ricordare. Le relazioni infantili sono spesso caratterizzate dalla violenza, spesso genitori alcolisti e tossicodipendenti che non possono aiutare i figli nell’elaborazione dei loro traumi. Questo tipo di personalità ricercano l’oggetto e l’attenzione degli altri.
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