La morte di una persona cara rappresenta uno degli eventi piĂš sconvolgenti della vita e influisce in modo importante sul benessere fisico e psico-sociale dellâindividuo (Stroebe e Stroebe, 1993; Latham e Prigerson, 2004; Onrust et al., 2007; Shear et al., 2012). Diversi studi hanno dimostrato la presenza di alti tassi di disabilitĂ e di uso di farmaci nei soggetti che hanno subĂŹto un lutto rispetto a coloro che non hanno sperimentato questo evento, oltre ad aumentati tassi di mortalitĂ (Thompson et al., 1984; Schaefer et al., 1995; Lichtenstein et al., 1998; Murphy et al., 1999; Bradbeer et al., 2003; Li J et al., 2003; Stroebe et al., 2007; Prigerson et al., 2009).
Lutto patologico
Nonostante la maggior parte dei soggetti riesca ad adattarsi alla perdita di una persona cara, è stato calcolato che tra il 9 e il 20% dei soggetti che sperimentano tale perdita si osserva una difficoltosa elaborazione del lutto e, di conseguenza, lo sviluppo di una quadro sintomatologico di âlutto patologicoâ (Byrne et al., 1994; Middleton et al., 1996; Lichtenthal et al., 2004; Zisook and Shear, 2009; Kersting et al., 2011; Shear et al., 2011 e 2012; Simon, 2012).
Con il DSM 5 (APA, 2013) il lutto è entrato a far parte della categoria dei disturbi mentali, perchĂŠ a volte è necessario rivolgersi ad uno psicologo per la sua elaborazione. Gli studi che hanno portato a questa nuova categoria diagnostica sono partiti dagli studi sul DPTS. Mardi Horowitz e il suo gruppo di ricerca (Langley Porter Psychiatric Institute, UniversitĂ della California) hanno individuato come evento traumatico un evento luttuoso e la presenza di sintomi intrusivi, di evitamento e fallimento nell’adattamento.
ComorbilitĂ
La condizione di lutto è associata ad unâaumentata morbilitĂ e mortalitĂ (Jacobs, 1993; Stroebe e Stroebe, 1993; Latham et al., 2004; Onrust et al., 2007) e quindi può rappresentare la causa scatenante di disturbi mentali quali la depressione maggiore ed i disturbi dâansia (Thompson et al., 1984; Bruce et al., 1990; Clayton, 1990; Jacobs et al.,1990; Zisook et al., 1993; Schaefer et al., 1995; Parkes, 1996; Lichtenstein et al., 1998; Murphy et al., 1999; Shahar et al., 2001; Li J et al., 2003; Bradbeer et al., 2003; Onrust et al., 2006; Stroebe et al., 2007).
Fattori di rischio
Rando (1992) ha inoltre identificato numerosi fattori di rischio per lo sviluppo di un alterato processo di elaborazione del lutto. Tali fattori sono distinti in:
⢠fattori di rischio legati alla modalità del decesso: morte improvvisa e inaspettata, specialmente se traumatica, violenta, mutilante o accidentale; morte dopo una malattia particolarmente lunga; perdita di un figlio; convinzione, da parte del soggetto, che la morte del proprio caro avrebbe potuto essere evitata.
⢠fattori di rischio legati a variabili antecedenti o successive al decesso: relazione con il defunto particolarmente burrascosa o ambivalente; precedenti o concomitanti malattie mentali; perdite multiple; tensioni non risolte; e percezione di mancanza di supporto sociale.
Depressione
E’ frequente la comorbiditĂ tra lutto complicato e disturbo depressivo (Prigerson et al., 1995, 1996; Lichtenthal et al., 2004; Maytal et al., 2007; Brent et al., 2009; Kersting et al., 2009), in una percentuale variabile dal 52% al 70% (Melhem et al., 2001; Simon et al., 2007). Questa comorbiditĂ tende ad aggravare il quadro del lutto complicato poichĂŠ lâinibizione emotiva tipica della depressione priva il soggetto di unâimportante via di scarico dellâemotivitĂ , lâatteggiamento cognitivo pessimistico favorisce le tendenza alla ruminazione sulle circostanze e sulle conseguenze della morte, la spinta allâisolamento porta a ridurre i contatti interpersonali che sarebbero, invece, positivi nella elaborazione del lutto. In questo modo la depressione aggrava il lutto e ne ritarda lâevoluzione (Shear, 2012; DellâOsso et al. 2011 e 2012; Lannen et al., 2008).
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