Benvenuti, sono Ilaria Sarmiento e lavoro come PSICOLOGA A FIRENZE. Oggi sono in tanti a offrire un aiuto psicologico, sotto varie forme.
Se stai leggendo questa pagina, probabilmente ti stai chiedendo se sia il caso di chiedere una consulenza con uno psicologo o un professionista del settore. Se non sai a quale figura professionale rivolgerti, continua a leggere, ti illustrerò le principali figure professionali che si occupano di “psiche“.
Se sei consapevole di avere della fragilità a livello di funzionamento psicologico, è meglio se non rimandi la decisione di iniziare un percorso terapeutico. Affrontare il disagio psicologico aiuta ad acquisire nuove risorse e strumenti per affrontare le sfide della vita in maniera corretta ed equilibrata, promuovendo il benessere psicofisico e migliorando la qualità della vita. Migliorare l’ascolto e il contatto con le proprie emozioni aiuta a raggiungere una più serena relazione con se stessi e con chi ci circonda, sia amici che familiari.
Ad occuparci di psiche siamo tantissimi ed è quindi molto difficile effettuare una scelta consapevole.
Spesso sul web si cercano risposte alle proprie domande e non si trovano. In questo articolo ho raccolto una serie di termini e domande ricorrenti su: la psicologia in generale, i vari tipi di aiuto psicologico, la psicoterapia a Firenze, la psicoanalisi e tanti altri argomenti. Se stai vivendo un disagio psicologico, prova a trovare una risposta in questa pagina. Per ogni altro dubbio sono a tua disposizione.
CHI DOVREBBE COMINCIARE A PENSARE DI SOTTOPORSI AD UN’ANALISI
Durante egli anni dell’università, avendo modo di confrontarmi con tanti approcci diversi, ho maturato l’idea che l’approccio psicoanalitico sia l’unico che consente davvero di risolvere definitivamente la sofferenza psichica, lavorando lì dove ha avuto origine. Questo non vuol dire che possa andar bene per tutti, né che sia quello che tutti cercano, ma è forse l’unico modo per tentare di risolvere definitivamente fragilità psicologiche e di personalità che si sono create e consolidate durante l’infanzia. Se vi portate dietro un problema da anni, se si è costituito e consolidato nella vostra infanzia, se è pervasivo nella vostra vita e nelle vostre relazioni, non potete immaginare che qualcuno ve lo risolva in poche sedute, parlando con voi una volta la settimana. In poche sedute e con una bassa frequenza settimanale, si può aiutare a gestire un problema, non a risolverlo. Si può arrivare ad esserne consapevoli, ma spesso la forza di volontà non è sufficiente e richiede un dispendio di energie eccessivo.
Il disagio psicologico si può manifestare con sintomi molto diversi: fobie, ossessioni, ansia, paura, panico, perdita d’interesse, disturbi somatici, umore depresso, agitazione, manie, ciclotimia, disturbi dell’apprendimento, disturbi del linguaggio, dipendenza, aggressività, disordini alimentari, autosvalutazione, forte stress, ecc. Oppure ti puoi esser reso conto che nelle tue relazioni manca sempre qualcosa o hai un costante senso di inquietudine e/o insoddisfazione.
Quindi, se cerchi da sempre di cambiare qualcosa nella tua vita e/o nelle tue relazioni, senza arrivare a un risultato duraturo, dovresti intraprendere un percorso di psicoanalisi ad alta frequenza.
Spesso si tende a sottovalutare il malessere psicologico, nella speranza che possa essere passeggero, attribuibile esclusivamente ad eventi esterni o, al contrario, pensando che sia immodificabile, perché “siamo fatti così“. Procrastinare la ricerca di un aiuto, serve spesso solo a cronicizzare il malessere.
SARESTI ORIENTATO VERSO UNO PSICOANALISTA, MA HAI ANCORA QUALCHE DUBBIO IN MERITO?
E’ vero che l’analista non parla mai durante la seduta?
No, non è esatto dire che lo psicoanalista non parla durante la seduta. Sia la parola che il silenzio sono usati dallo psicoanalista per permettere l’emergere e l’analisi dei contenuti preconsci e inconsci del paziente. Il setting psicoanalitico (frequenza e durata delle sedute, uso del lettino, ecc.) è strutturato al fine di permettere l’emergere della parola del paziente, attraverso la possibilità di un dialogo relazionale con l’altro.
Come mai la psicoanalisi è spesso considerata “l’ultima spiaggia”?
E’ sempre più frequente che chi si avvicina al trattamento psicoanalitico abbia prima tentato altre strade. Proprio per la profondità del lavoro e la frequenza delle sedute, l’analisi è indubbiamente impegnativa: dal punto di vista emotivo, organizzativo ed economico. Questi aspetti possono indubbiamente scoraggiare rispetto ad altri approcci terapeutici che promettono risultati con modalità e tempi diversi.
E’ possibile fare un’analisi breve?
Difficilmente sarà possibile avere accesso e lavorare nel breve tempo a quei contenuti preconsci e inconsci che per tutta la vita sono stati celati e che sono diventati, in un certo senso, automatici. Solitamente, una buona analisi, dura almeno qualche anno.
E’ vero che una vera analisi ha bisogno di più sedute settimanali?
L’oggetto di una vera analisi non sono soltanto i contenuti consci, ma quelli inconsci. Con una frequenza di sedute di una/due volte la settimana, emergeranno prevalentemente contenuti della vita reale e difficilmente si potrà accedere al funzionamento inconscio della mente. Un’analisi che funziona è un continuo disgregarsi ed integrarsi di parti di Sé del paziente, parti che riescono ad emergere, solitamente, con una frequenza di almeno 3-4 sedute settimanali, l’uso del lettino e l’atteggiamento analitico dell’analista; altrimenti è possibile effettuare, nel migliore dei casi, solo buone psicoterapie o analisi parziali (Hautmann, 1979)
Perché dovrei sottopormi ad una terapia impegnativa come la psicoanalisi, se ci sono terapie brevi di cui viene garantita l’efficacia dalla ricerca?
La meta-analisi effettuata da Shedler (2010) ha evidenziato che le terapie che si basano sulla teoria psicoanalitica sono efficaci almeno quanto le terapie basate sull’evidenza scientifica, ma che i risultati ottenuti con le terapie orientate psicoanaliticamente durano anche nel tempo. Altri studi hanno poi confermato questi risultati. In pratica, mentre con le altre terapie è probabile che sentirai ancora il bisogno di tornare in terapia in futuro, con il trattamento psicoanalitico questo non accade.
La clinica psicoanalitica è rivolta ad alcune aree psicopatologiche specifiche?
Oggi la psicoanalisi si occupa della gran parte dei disturbi psicopatologici. Solitamente lo psicoanalista, prima di proporre un determinato trattamento, effettua uno o più colloqui per capire se è meglio avviare una psicoterapia psicoanalitica o un’analisi.
Freud è superato?
La psicoanalisi nasce con Freud, a più di un secolo di distanza la psicoanalisi è andata arricchendosi di altri apporti teorici ed applicativi, che trovano in quello freudiano il pensiero generativo.
QUALE PSICOANALISTA SCELGO?
A chi me lo chiede, consiglio sempre di scegliere uno psicoanalista autentico, nel senso che si sia formato, ed appartenga, ad una delle associazioni afferenti all’International Psychoanalytical Association (IPA), che in Italia sono soltanto due: SPI e AIPsi. Sono nate diverse società che si dichiarano psicoanalitiche, alludendo ad approcci “più moderni” rispetto a quelli IPA, come se quest’ultima fosse rimasta ferma alle prime teorizzazioni freudiane senza avvalersi dei numerosi contributi successivi. In realtà, all’interno della SPI gli approcci sono molteplici e, sicuramente, quello “relazionale” è più diffuso di quello “pulsionale” degli inizi della psicoanalisi, che era pur sempre relazionale, dato che considerava anch’esso l’interazione paziente-analista. Scegliere un socio SPI garantisce su due variabili fondamentali nello scelta di un terapeuta:
- che il terapeuta si sia sottoposto ad un’analisi intensiva con un analista esperto, mediamente per 7 anni, a 4 sedute settimanali.
- che, per accedere al training psicoanalitico abbia partecipato ad un processo di selezione reale, dove esiste la probabilità concreta di non essere ammessi. Ad oggi, infatti, il training della SPI è forse l’unica specializzazione in psicoterapia che continua a ricevere più domande dei posti disponibili effettuando, quindi, una selezione reale per l’accesso al training.
Il primo punto garantisce sul fatto che il terapeuta sia perlopiù consapevole delle proprie dinamiche interne e sappia riconoscere e distinguere ciò che avviene nelle relazione con il paziente. Il secondo punto, garantisce sul fatto che persone non adatte a curare gli altri, non diventino psicoanalisti SPI.
La psicoanalisi è stata inventata da Sigmund Freud alla fine del XIX secolo. Da allora, la psicoanalisi è ovviamente andata avanti, ogni analista può essersi formato privilegiando alcuni orientamenti teorici piuttosto che altri (l’impronta principale è data dalla propria analisi personale e dai supervisori), ma rimane sempre un lavoro rivolto alla consapevolezza degli aspetti di sé non consapevoli. L’IPA riunisce tutti coloro che sono abilitati alla pratica della psicoanalisi, il cui elenco si chiama Roster. Per lo Stato Italiano chiunque sia abilitato alla pratica della psicoterapia può dirsi psicoanalista, anche se non ha ottenuto la qualifica dall’IPA. Tante persone pensano e dicono di “essere in analisi“, ma in realtà, se va bene, stanno facendo una psicoterapia.
Mi chiedo come mai, chi aspiri a definirsi psicoanalista non segua il percorso indicato dall’IPA. Ritiene che una scorciatoia sia qualitativamente analoga? Non ha superato le selezioni SPI?
GLI PSICO-PROFESSIONISTI
PSICHIATRA: è un medico specializzato in psichiatria. Non è psicologo, ma può esercitare l’attività di psicoterapeuta. Segue un approccio medico, del tipo sintomo->diagnosi->cura. Può prescrivere psicofarmaci, che agiscono modulando l’attività dei neurotrasmettitori (molecola che trasmette informazioni biochimiche o elettriche tra le cellule cerebrali). Spesso psichiatra e psicologo/psicoterapeuta/psicoanalista collaborano nel trattamento dello stesso paziente.
PSICOLOGO: è un laureato in psicologia che ha superato l’esame per l’iscrizione all’Ordine degli Psicologi. Svolge attività di prevenzione, diagnosi, abilitazione-riabilitazione e di sostegno in ambito psicologico.
PSICOTERAPEUTA: è un medico o psicologo che ha conseguito una specializzazione post-laurea, di almeno quattro anni, in psicoterapia. Gli approcci terapeutici possono essere profondamente diversi, coerentemente al tipo di formazione del terapeuta. Una prima macro-suddivisione è tra approcci teorici secondo i quali il sintomo è la manifestazione di un apprendimento comportamentale errato (terapie comportamentali) e quelli secondo cui il sintomo è l’indicatore di un malessere determinato da elementi patogeni inconsci (terapie psicodinamiche).
PSICOANALISTA: è un medico o psicologo che ha conseguito una specializzazione post-laurea di almeno quattro anni in psicoterapia e psicoanalisi. La psicoanalisi è un trattamento basato sull’esplorazione dei fattori inconsci che determinano un comportamento o un’emozione. Il fondatore del metodo psicoanalitico è Sigmund Freud, successivamente il metodo si è sviluppato grazie al contributo di numerosi psicoanalisti. In Italia le due scuole che seguono gli standard dell’International Psychoanalytical Association (IPA), fondata da Freud stesso, sono l’Istituto Nazionale di Training (INT) della Società Psicoanalitica Italiana (SPI) e quello della Associazione Italiana di Psicoanalisi (AIPsi). Tali standard prevedono un percorso di analisi personale con un analista dell’IPA con una frequenza di almeno quattro sedute settimanali (solitamente di durata non inferiore ai 5 anni), la frequenza dei seminari e la supervisione, da parte di analisi didatti, delle prime esperienze cliniche. Sono numerose le scuole di psicoterapia che si definiscono “psicoanalitiche” pur offrendo una formazione molto lontana da ciò che caratterizza davvero il metodo e la tecnica psicoanalitica. Le società che afferiscono all’International Psychoanalytical Association (IPA) sono le uniche che garantiscono la formazione dei propri analisti attraverso un’analisi ad alta frequenza e di lunga durata.
COUNSELOR (o COUNSELLOR): in Italia la figura del counselor non è regolamentata e le diverse associazioni di riferimento ne forniscono definizioni diverse. E’più chiaro cosa il counselor non può fare (prescrizione farmaci, sostegno psicologico, consulenza psicologica, psicoterapia, diagnosi psicologica, test psicologici, intervenire sulla patologia, ecc.), in quanto prerogativa di altre figure professionali, con un percorso formativo specifico e regolamentato. Solitamente il counselor ha seguito un corso di formazione specifico, a cui hanno accesso persone con titoli di studio diversificati e di livelli diversi (non necessariamente diplomati o laureati). Lo Stato, infatti, non prevede requisiti minimi per esercitare la professione di counselor e, non essendoci un Albo Professionale, chiunque può asserire di essere un counselor.
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