Cosa si intende per trauma
Un trauma è tale perché è una circostanza che non siamo psicologicamente preparati ad affrontare. Non è la situazione esterna ad essere traumatica, ma è l’esperienza di consapevolezza della propria impotenza ad esserlo.
Un evento si definisce estremamente traumatico quando “implica l’esperienza personale diretta di un evento che causa o può comportare morte o lesioni gravi o altre minacce all’integrità fisica; o la presenza ad un evento che comporta morte, lesioni o altre minacce all’integrità fisica di un’altra persona; o il venire a conoscenza della morte violenta o inaspettata, di grave danno o minaccia di morte o lesioni sopportate da un membro della famiglia o da altra persona con cui è in stretta relazione” (APA, 2000, p. 497). Nel DSM-IV TR è specificato quali sono i traumi che generalmente vengono vissuti come estremamente traumatici: “Gli eventi traumatici vissuti direttamente includono, ma non sono limitati a, combattimenti militari, aggressione personale violenta (violenza sessuale, attacco fisico, scippo, rapina), rapimento, essere presi in ostaggio, attacco terroristico, tortura, incarcerazione come prigioniero di guerra o in un campo di concentramento, disastri naturali o provocati, gravi incidenti automobilistici, ricevere una diagnosi di malattie minacciose per la vita” (p. 497). Questo elenco scompare nel DSM 5 (APA, 2013).
Alcuni tipi di eventi, che implicano aggressione fisica o la sopravvivenza di una persona cara, possono risultare traumatici anche se vi assistiamo come testimoni o ne veniamo informati in modo inaspettato (APA, 2000).
Le conseguenze del trauma
Il DPTS è l’unico disturbo previsto dal DSM con eziologia certa: la sintomatologia è, infatti, riconducibile all’evento traumatico (criterio A).
La definizione di trauma è però cambiata in ogni edizione del DSM. Già nel DSM-I era presente la categoria diagnostica del “Gross Stress Reaction”, previsto per persone che avevano vissuto stress emozionali o fisici estremi (APA, 1952). Nel DSM-II non era, invece presente nessuna categoria diagnostica per la reazione patologica al trauma (APA, 1968).
Nella formulazione del DSM-III l’esperienza traumatica, per essere definita tale, doveva soddisfare due condizioni: a) che fosse sufficientemente grave da comportare una sintomatologia da stress nella maggior parte delle persone, b) che superasse la normale esperienza umana (APA, 1980). Nel DSM-III-R fu aggiunto, alla precedente definizione, che lo stressor fosse perlopiù accompagnato da intensa paura, terrore e impotenza (APA, 1987), anche se non era necessario aver esperito una di questa sensazioni per poter diagnosticare il DPTS. E’ in questa edizione, che lo stressor viene concepito anche come un evento non direttamente esperito, ma di cui si è stati testimoni oppure di cui si è sentito raccontare.
Il vissuto traumatico
Nel DSM-IV (APA, 1994) sono stati definiti gli stressor che rappresentano l’attuale definizione di trauma estremo. E’ in questa edizione che diventa, inoltre, criterio diagnostico fondamentale l’aver esperito intensa paura, orrore ed impotenza durante l’evento traumatico. Nel DSM 5 il vissuto traumatico è concepito più soggettivo, per cui scompare la specificazione che l’evento deve aver causato un vissuto di “impotenza e orrore”. Un punto oggetto di un lungo dibattito, ancora in corso, è quello secondo cui, dal DSM-IV, la sintomatologia debba essere riconducibile ad un unico stressor. Un altro punto di discordia è la rimozione, dai criteri di definizione del trauma del DSM- IV, della nozione di minaccia all’integrità psicologica, mentre rimane la minaccia all’integrità fisica e alla sopravvivenza. Inoltre, l’evitamento emozionale tipico degli eventi traumatici, che può arrivare fino alla dissociazione, può portare al diniego da parte della vittima delle emozioni esperite; queste persone non risultano, quindi, traumatizzate per il DSM-IV, in quanto viene a mancare il criterio A2 (Blanchard & Hickling, 2004).
Incidenza del trauma
Gli studi epidemiologici hanno evidenziato un’incidenza del disturbo che varia dal 0.5% al 10% a seconda dello Stato di riferimento: ad esempio mentre per l’Italia non ci sono dati certi, negli Stati Uniti il dato epidemiologico corrisponde all’8% della popolazione. Gli stressor traumatici sono molto comuni all’interno della popolazione, ma soltanto una minima percentuale sviluppa un DPTS e circa un terzo non guarisce più (APA, 1994). Generalmente risulta maggiormente traumatica un’aggressione o un abuso da parte di un’altra persona rispetto ad un disastro naturale o ad un evento accidentale (es. incidente automobilistico), come è stato evidenziato, ad esempio, da Briere e Elliot (2000). Anche il DSM-IV TR sottolinea come, in caso di trauma di natura relazionale, aumenti la probabilità di sviluppare un DPTS (APA, 2000). Le popolazioni maggiormente a rischio (con un tasso d’incidenza che va da un terzo a più della metà degli individui esposti) sono, infatti, i sopravvissuti di violenza sessuale, guerra, prigionia, campi di concentramento e genocidio per motivi etnici o politici (Allen, 2005; APA, 1994; 2000). Secondo Axia (2006), una spiegazione del fatto che i traumi causati da altre persone risultino più gravi, potrebbe essere che le vittime di altri esseri umani si sentano di aver in qualche modo “causato” o “favorito” il comportamento dell’altro. Uno studio epidemiologico condotto negli Stati Uniti su un campione di 8.098 americani, di età compresa tra i 15 e i 54 anni, ha evidenziato come le esperienze traumatiche siano un avvenimento comune nel corso della vita. Da questa indagine risulta, infatti, che il 60,7% degli uomini e il 52,1% delle donne americane abbiano subito almeno un trauma nell’arco della vita. Quelli più frequentemente menzionati sono: assistere all’aggressione di qualcuno che rimane seriamente ferito o ucciso, incendi o altri disastri naturali, gravi incidenti stradali, partecipazione a conflitti militari. Il dato significativo è che solo il 7,8% (10,4% delle donne e 5% degli uomini) della popolazione ha sofferto di Disturbo Post-Traumatico da Stress in seguito a questi eventi. Gli eventi più comuni nella popolazione femminile che è andata incontro ad un DPTS sono: stupro, molestia sessuale, violenza fisica, minaccia a mano armata, abuso fisico infantile. Quelli che risultano associati a DPTS nella popolazione maschile sono: stupro, combattimento in guerra, abuso e abbandono infantile (Kessler, Sonnega, Bromet, Hughes, & Nelson, 1996).
A parte la specificità dello stressor, gran parte della letteratura sull’argomento suggerisce che la gravità della sintomatologia post-traumatica individuale dipenda da almeno quattro tipi di variabili: caratteristiche della vittima, qualità dello stressor, risposta soggettiva e supporto sociale. Nessuna di queste variabili agisce indipendentemente dalle altre (Briere, 2004).
Lo sviluppo della sintomatologia
L’esposizione all’evento non è, quindi, sufficiente perché avvenga un vero e proprio trauma psichico. Infatti, il criterio A2 del DSM-IV TR prevede una risposta d’intensa paura, accompagnata da impotenza o orrore al momento del trauma. In letteratura emergono, però, alcune perplessità sulla maggiore probabilità o gravità di una sintomatologia post-traumatica in presenza di tale vissuto emozionale (Brewin, Andrews, & Rose, 2000; Ozer, Best, Lipsey, & Weiss, 2003; Roemer, Orsillo, Borkovec, & Litz, 1998). Anche se è stata evidenziata una forte correlazione tra l’aver sperimentato una di queste emozioni e lo sviluppo del DPTS a distanza di sei mesi dall’evento traumatico (Brewin et al., 2000), in alcune ricerche è, invece, emerso che vittime con DPTS non hanno avuto questo tipo di vissuto durante il trauma, bensì riportano alti livelli di vergogna e rabbia (Grey, Holmes, & Brewin, 2001; Holmes, Grey, & Young, 2005). In letteratura è, infatti, abbondantemente evidenziato che sentimenti di colpa, vergogna, tristezza, tradimento, umiliazione e rabbia accompagnano frequentemente il DPTS (Freyd, 1996; Resick & Schnicke, 1993; Reynolds & Brewin, 1999). Non sono ancora state fornite sufficienti testimonianze a favore delle emozioni elencate nel DSM-IV piuttosto che di altri vissuti, quali umiliazione o disgusto e senso di colpa a livelli molto intensi (March, 1993).
Trauma e supporto sociale
Una delle variabili associate allo sviluppo di una sintomatologia post-traumatica riguarda il supporto sociale fornito alla vittima; la presenza di un sostegno adeguato in seguito all’evento traumatico può, infatti, ridurre la possibilità di sviluppare una sintomatologia post-traumatica. A tal proposito, il supporto sociale è risultato benefico sugli effetti derivanti da disastri naturali (es., Armenian, Morikawa, Melkonian, Hovanesian, Akiskal, & Akiskal, 2002), da atti terroristici (es., Lee, Isaac & Janca, 2002), da violenza domestica (es., Coker, Smith, Thompson, McKeown, Bethea, & Davis, 2002) e da combattimenti e guerra (es., Fairbank, Hansen, & Fitterling, 1991). Ricerche piuttosto recenti evidenziano, inoltre, come una risposta negativa della rete sociale (es. critica, biasimo e stigmatizzazione) sia un potente predittore di una sintomatologia post-traumatica (Andrews, Brewin, & Rose, 2003).
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