Lo psicologo oggi si trova a far fronte ad una richiesta di aiuto crescente. La richiesta di aiuto psicologico aumenta. Fasce sempre più ampie della popolazione sono culturalmente più propense a rivolgersi ad un professionista, senza considerarsi “pazze” come avveniva in passato. Cambia però la consapevolezza di cosa sia una percorso di analisi. Lo psicoanalista si trova ad avere a che fare con l’aspettativa magica che pochi mesi di trattamento possano far scomparire un disagio psicologico profondo che, sempre più spesso, è manifestazione di un disturbo di personalità e di carenze e fragilità che si sono instaurate nell’età infantile.
Il paziente sembra sdraiarsi sul lettino con la fantasia che qualche incontro possa bastare ad innescare sorta di magica catarsi che lo faccia uscire dalla stanza di analisi una persona diversa, migliore.
Quello psicoanalitico è, invece, un percorso lungo ed impegnativo. Lo psicoanalista si sente più spesso richiedere di svolgere lo stesso lavoro di eccellenza qualitativa, ma come una frequenza minore di sedute e in uno o due anni al massimo.
Come se si chiedesse ad un antibiotico di agire con qualche pasticca di tanto in tanto, invece che una dose di farmaco ogni 12 ore.
Della crisi della richiesta di “qualità” ne parla Sarantis Thanopulos in una recente articolo.
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